Il tour – La chiesa di Santa Vitalia

Il tour - la prima tappa

SP46 54 - 09090 Simala OR

Il culto di Santa Vitalia ha origini molto antiche. Secondo la tradizione nacque a Cagliari nel II secolo d.C, morì martire insieme all’amica Lucifera, il 14 novembre del 120, quando aveva circa vent’anni e a Roma governava l’imperatore Adriano. Chiesa di Santa VitaliaQuando Vitalia e l’amica Lucifera vennero condannate ad essere sbranate dalle belve nell’anfiteatro romano, miracolosamente, le fiere le risparmiarono, per questo, furono condannate al rogo,ma grazie all’intervento di un angelo si salvarono una seconda volta. Tuttavia, non ebbero scampo, Vitalia morì trafitta da una spada e il suo corpo fu tumulato nel cimitero cristiano nei pressi della Chiesa di San Saturnino, patrono della città di Cagliari.
All’opera di ricerca delle reliquie, iniziata dall’arcivescovo Monsignor Francesco Desquivel nel 1614, si deve il ritrovamento, nel 1634, delle due lapidi ascrivibili alle due martiri.La lapide di Santa Vitalia riportava la scritta: <<HIC JACET BENEM MORIE BITALIA>> (Qui giace Vitalia di beata memoria). Poco tempo dopo le venne tributato il culto liturgico. Le lapidi da allora si trovano nella Basilica di Bonaria.
La festa dedicata alla Santa viene celebrata i primi di Ottobre a Simala e in altri diciannove paesi della Sardegna centrale e meridionale.

La storia
La storia della chiesa di Santa Vitalia è relativamente recente. Risale al 21 settembre 1892 il primo documento in cui viene espressa la volontà, da parte del sacerdote Ignazio Uras, all’intendente di Finanza di Cagliari, di ottenere mediante indennizzo, una parte del terreno in luogo detto Merenzia Santu Giuanni, pari ad una superficie di 10 are, sul quale in passato sorgeva la chiesa dedicata a San Giovanni, con annesso cimitero (acquisito dal demanio di Stato, circa un ventennio addietro).
La comunità di Simala desiderava da tempo erigere una chiesa in onore alla Santa e il sacerdote, dal canto suo, manifestava la necessità di avere maggiori spazi per accogliere la moltitudine di fedeli, che accorrevano dai paesi vicini per celebrare il culto di Santa Vitalia.
Al tempo la festa veniva celebrata nella chiesa parrocchiale.
Per ottenere attenzione, il parroco evidenziò all’Intendente, il fatto che un illustre simalese, il Giudice Eugenio Cancedda, avesse già provveduto a donare un fondo di sua proprietà, ubicato nei pressi della ex chiesa di San Giovanni. la corrispondenza andò avanti per un pò senza condurre all’esito sperato, così, il 19 settembre 1893 il sacerdote si rivolse direttamente al Re Umberto I, chiedendo nello specifico il mappale 1683 della superficie di are 10 (appartenente ad un lotto demaniale molto ampio, che l’intendenza cercava di vendere per intero al costo di 1.160 Lire). Poco tempo dopo, il 28 novembre dello stesso anno, indirizzò una lettera al Giudice (il quale già gli aveva promesso la donazione del mappale 1682, di are 25) affinchè intercedesse presso gli organi competenti. In cambio prometteva i divini favori della Santa al Giudice e alla sua famiglia. Il 30 novembre 1893, l’Intendenza comunicò al sindaco di Simala di non voler concedere a titolo gratuito la porzione di terreno necessaria all’edificazione della chiesa.
Il sacerdote Uras, a questo punto, richiese un ulteriore intervento del Giudice Cancedda, affinché l’acquisto potesse avvenire senza la pretesa di una cifra troppo esosa.
Le pratiche per la conclusione della trattativa andarono avanti con lentezza: il 10 agosto 1898 venne effettuata la vendita mediante incanto a pubblica gara, ovvero a schede segrete e il giudice Eugenio Cancedda, fu Salvatore, da Simala si aggiudicò il lotto n.5234, comprendente i mappali n.1683 e n.1684, al prezzo di 90 Lire.
La legge Siccardi vietava agli enti morali, inclusi quelli ecclesiastici,di accettare donazioni da privati senza l’autorizzazione governativa, così il il sacerdote Emilio Picciau, succeduto al precedente, inviò la richiesta formale al Procuratore Generale del Re, per poter ricevere la donazione di un terreno di 1.60.00 ettari da parte del Giudice Eugenio Cancedda, dove costruire la chiesa campestre di Santa Vitalia. il Re d’Italia Umberto I, autorizzò la cessione del terreno a titolo gratuito, attraverso apposito decreto, inviato nel 1900 alla Regia Pretura di Mogoro, che a sua volta lo recapitò al Sindaco di Simala affinchè lo consegnasse al parroco.
l’area donata dal Giudice Cancedda era accatastata in tre mappali denominati: Cresia de Santu Giuanni, S’Ingiriu de Santu Giuanni e Santu Giuanni.
Nel 1898 venne costituita l’Azienda Santa Vitalia col fine di gestire le rendite derivanti dallo sfruttamento dell’area intorno alla chiesa (vendita di prodotti della pastorizia come lana e formaggi e coltivazione del terreno).
Una delle condizioni imposte dal Giudice Cancedda, fu appunto quella di utilizzare le rendite per la costruzione e manutenzione dell’edificio, il quale venne effettivamente costruito grazie ai proventi e alle donazioni dei simalesi.
Nel 1900 iniziarono i lavori per l’edificazione della chiesa campestre.I muri, gli archi, la tettoia e l’altarino furono portati a termine nel 1905, mentre nel 1908 venne incaricato il falegname Peppico Garau per la realizzazione della porta d’ingresso. Si attese fino al 1910 per l’inaugurazione della chiesa. L’epigrafe sotto l’altare racconta che venne consacrata dal sacerdote Angelo Ghiani (il che sembra poco attendibile, perché sappiamo che la consacrazione di una chiesa è gestita dal vescovo della diocesi). L’iscrizione fa inoltre riferimento al Giudice Cancedda, il quale, senza che ne compaia il nome, viene ricordato come benefattore buono che si prodigò per la realizzazione del luogo di culto coinvolgendo i simalesi. il Giudice si spense all’età di 59 anni, nel 1916.

Caratteristiche strutturali
La chiesa campestre di Santa Vitalia ha una pianta longitudinale e la facciata si ispira, nelle sue linee architettoniche curvilinee, alla chiesa parrocchiale di San Nicolò. È Composta da una navata centrale con tre archi a tutto sesto, alla quale si accede attraverso due ingressi: uno principale e uno secondario, quest’ultimo si trova dietro l’altare sul lato destro.
Presenta una caratteristica muratura in pietra e fango. il pavimento venne realizzato nel 1915 con piastrelle provenienti da Segariu.
Nel corso degli anni conobbe numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, documentati attraverso i documenti dell’archivio parrocchiale, altri provenienti dall’ufficio tecnico del comune di Simala e le testimonianze dirette di coloro che parteciparono ai lavori.
Nel 1936 un massiccio intervento di restauro coinvolse: il tetto, ricostruito in quell’occasione con tegole e canne; la struttura portante, ormai inadeguata a sostenere un tale carico; la parte alta dell’altare, affrescata con disegni di Orrù Saturnino e Pasci Giovanni.
Nel 1974, il tetto, che nel frattempo era stato dotato di una copertura in eternit, venne demolito e ricostruito con tegole marsigliesi. Al contempo i lavori comportarono la demolizione del muro frontale fino all’altezza del portone principale e l’eliminazione dei due architravi in pietra, ricostruiti in calcestruzzo. Altri interventi comportarono la sostituzione e il rattoppo di parti deteriorate, come il portone, l’intonaco, gli infissi e l’altare che venne ridipinto da Giovanni Orrù seguendo lo stile del disegno originale. Un restauro del 1985 coinvolse ancora una volta il tetto, demolito e ricostruito, inoltre determinò la sostituzione degli infissi e la realizzazione di altre opere di consolidamento e pulitura della struttura nel suo complesso. Intorno al 2011 (cercare data esatta) sono stati condotti gli ultimi lavori di sistemazione dell’area e della Chiesa di Santa Vitalia.